Si è spento oggi a Casteldaccia il pittore Giovanni Castiglia, all’età di 63 anni. L’Amministrazione Comunale, il Presidente del Consiglio e il Sindaco Giovanni Di Giacinto hanno espresso il loro cordoglio con un comunicato stampa, dichiarando: “Salutiamo con affetto uno dei nostri figli migliori, Giovanni Castiglia, pittore di fama internazionale che ha portato il suo nome e quello di Casteldaccia nel mondo. Oggi ci ha lasciati per volare in cielo.”

Giovanni Castiglia, nato nel 1955 a Casteldaccia, viveva e lavorava nella sua città natale. Vedi qui le sue opere. Leggi qui un commento critico di Marco Ercolani

Di seguito il ricordo di Ezio Pagano, curatore del Museum di Bagheria, pubblicato su La Voce di Bagheria:

[…] Oltre che in Italia aveva esposto in Francia e negli Stati Uniti. Con lui scompare uno dei più interessanti artisti siciliani del secondo Novecento. Raffinato artista, ha inseguito il sogno della sua vita nella pittura astratta,

senza mai un ripensamento o battute di arresto. Il filosofo americano Jacob Needleman delle sue opere ha scritto: “E’ un’arte composta sia di speranza  sia di dolore, giustapponendo l’affermazione del significato della vita e la percezione di ciò che diminuisce il significato della vita umana”.  Ed è proprio la speranza ed il dolore che Castiglia ha voluto raccontare attraverso i suoi dipinti.
Con Giovanni Castiglia abbiamo fatto un tratto di strada assieme: gli ho curato mostre, pubblicato un Tascabile dell’arte e l’ho inserito in prestigiose collezioni. In questi anni di collaborazione è nata un’amicizia vera. Ed è per questo che oggi mi sento particolarmente addolorato. Riposa in pace amico mio.

Di seguito il ricordo di Piero Montana, pubblicato sul sito del Comune di Bagheria:

Il pittore di Casteldaccia Giovanni Castiglia è morto alle 15,30 di lunedì 11 febbraio. Aveva 64 anni ed era un artista molto stimato nell’ambito degli addetti ai lavori, non concedendo la sua pittura per lo più astratta- informale nulla ad esigenze di mercato. Diplomatosi all’Istituto d’Arte di Bagheria non è però nella nostra città che egli anzitutto si fa conoscere ed apprezzare come artista, bensì a Palermo ed in città come Milano, Genova, Alessandria, Pisa nonché in Olanda ad Utrect e infine in California a San José. Già all’età di 25 anni è costretto ad emigrare per dare un futuro alla sua arte. Il suo approdo sarà Genova dove espone in diverse gallerie locali e dove prende contatti con operatori culturali che gli programmano all’estero delle sue mostre. E’ così che ha modo di esporre delle personali al Museo Italo Americano (1989) di San Francisco ed a importanti gallerie quali la Katia Lacoste (1990) di San José e la Walter Bischoff (1991) di Stoccarda in Germania.
Nel 1991 Castiglia rientra a casa, a Casteldaccia ed Ezio Pagano gli apre le porte della sua Galleria, ma negli anni ’90 nel pieno della sua maturità il nostro artista espone, alternando delle sue mostre sia in territorio locale, che all’estero. Pagano che ha sempre avuto del fiuto per l’arte, cerca di legare Castiglia alla sua attività mercantile organizzandogli delle mostre per ben tre volte, sia pure nell’arco di sette anni, nella Galleria che portava il suo nome ed in Museum. Lo stesso farà Vincenzo Drago che nel 2000 e 2002 presenta delle mostre personali di Castiglia nella sua “Bottega delle Arti”. Ma l’artista casteldaccese riesce sempre a spiccare il volo, ed a presentare delle sue mostre a Genova, in Austria e a dirittura in Arabia Saudita, dove espone una sua personale alla Panache Gallery a Dhahran.

Nel 2007 gli viene conferito per l’alta qualità della sua materia pittorica il Premio Nino Maggio, indetto dalla Fondazione Ignazio Buttitta, Premio fortemente voluto da Flora Buttitta, donna amante della buona pittura, moglie dello scultore Nino Maggio e figlia di Ignazio Buttitta, il nostro famosissimo poeta dialettale.

Nel gennaio 2010 Giovanni Castiglia espone nella sala Duca di Montalto a Palazzo dei Normanni a Palermo, una grande mostra personale dal titolo “Tutto il tempo è un canto solo” che lo consacra ufficialmente come pittore di eccezionale valore. Di questa mostra riportiamo un breve passo della nostra recensione entusiasta:

«… La mostra è bellissima e straziante, perché è una nuda e cruda confessione esistenziale dell’artista. Quel che qui è in gioco è il corpo mistico della pittura che è al contempo anche il corpo messo a nudo dell’artista.

Da questa confusione tra corpo e materia pittorica nasce un contatto tra la ricerca artistica e quella alchemica dove il fuoco, uno degli elementi più sottili, è predominante.

Sotto il segno del fuoco questa mostra mette il dito sulla piaga: la spiritualità dell’artista che confessa di vivere solo con la pittura, di non avere altro mestiere.

Castiglia come Antonin Artaud scarica la sua sofferenza, le sue tempeste interiori in pitture che sono icone di una sconfinata solitudine e di un dolore cieco, nudo, abbagliante. Un dolore muto, non gridato. Un dolore che non sconfina mai dal quadro ma è in esso richiuso come in una prigione… »

Nelle opere di questa mostra palermitana Castiglia esprime il suo vissuto attraverso quel furore vulcanico riversantesi dal suo io più profondo verso tele, che sono oggetto della sua virulenza incontrollata.

“Terra bruciata”, “Piccolo fuoco”, “Vampa”, “Fuoco che ribolle”, “Crudo scarlatto”, “Nube”, “Rogo”, sono alcune delle tele che riflettono questo suo generale stato d’animo di insofferenza e di rivolta esistenziale contro soprattutto un destino cieco che del suo lavoro di pittore non gli assicura se non a stento di che mangiare.

Ma questa rivolta Castiglia la esprime solo attraverso i colori di una luce violenta e luminosa che s’incarna nelle sue opere.

Con una raffinata sensibilità artistica, che mostra anche la profonda assimilazione della lezione delle avanguardie storiche, il nostro artista realizza dunque delle pitture, in cui prevale la sperimentazione di nuove tecniche astratte, che vanno al di là di un neo espressionismo informale e dell’action painting.

A partire da questa sua grande mostra di Palazzo dei Normanni, che certamente costituisce una tappa assai importante per la sua carriera di pittore, Castiglia, come se avesse raggiunto un obiettivo importante, finale, non sembra volere ricercare più grandi spazi espositivi e del resto anche scarse saranno le sue partecipazioni a mostre collettive. Invogliato dal sottoscritto a leggere del padre dell’astrattismo, Wassily Kandinsky, “Lo Spirituale nell’arte” (1909) Castiglia si lascia coinvolgere nel progetto della pubblicazione di un catalogo d’arte a lui dedicato, riguardante la sua ultima produzione pittorica.

Questa produzione rispetto a quella precedente mostra infatti tonalità diverse. Anzitutto questa sua ultima pittura è molto più pacata, la ricerca artistica essendo volta ormai ad una rarefazione e sublimazione della materia pittorica, che così viene trasformata in luce e poesia dal nostro artista.

Come ritiratosi dal mondo in una torre d’avorio Castiglia è ormai alla sua interiorità che guarda alla ricerca di una dimensione non più mondana e prettamente materiale. Nascono così opere che da “Risveglio” e da “Cromie” del 2014 giungeranno alle ultime tutte datate 2018, come “Fluorescenza”, “Ciglio”, “Rugiada”, “Fioritura”, seguendo il filo rouge, la catena di un mistico e luminare rosario.

Queste opere saranno approcciate, per via dell’intensa spiritualità da esse espresse, da Rosanna Balistreri e dal sottoscritto, ad una lettura o se si vuole anche ad un’inerente ed appropriata interpretazione alchemica, essendo l’alchimia una “scienza” della trasmutazione spirituale del sé.

Tali idee stanno alla base del volumetto “Giovanni Castiglia e l’alchimia”, recentemente edito dal Centro d’arte e cultura “Piero Montana”.

Per concludere non possiamo non citare i nomi di parecchi giornalisti e scrittori che si sono occupati oltre noi (la Balistreri ed il sottoscritto) dell’opera pittorica di Giovanni Castiglia, sperando che con la dipartita di questi, il loro interesse critico nei confronti dell’artista di Casteldaccia non solo non venga meno ma possa essere accresciuto dalla necessità di storicizzare definitivamente l’artista, di cui ricordiamo che opere importanti si trovano esposte nei locali del Museo Guttuso a Villa Cattolica.

Allora ecco i nomi: Fulvio Abbate, Francesco Carbone, Francesco Vincitorio, Sergio Troisi, Laura Oddo, Maria Antonietta Spadaro, Giorgio Di Genova, Enrico Crispolti, Daniela Fileccia, Emilia Valenza, Paola Nicita, Maria Luisa Florio.

Questi nomi che sono punti di riferimento importanti per tutti gli artisti che intendono operare seriamente e con competenza, sono una testimonianza dell’interesse critico che l’opera pittorica di Castiglia ha suscitato non solo in Sicilia ma in tutta Italia.

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